Come se si riempisse,
d'improvviso
forse di niente,
ma non del nulla.
Come se la gioia
si facesse muta,
ma solo per spostare la porta,
aprirla senza sbatterla:
e tu rimani in attesa,
capendo che il soffio leggero
si fa carne tua,
si prende spazio,
ti dona spazio.
Quello che era caldo e battente,
ora riposa in te
e germoglia.
L'impronta tua
questa argilla chiede.
Il Dio
che a parti rovesciate
mormora:
plasmami tu,
fammi di te,
soffia il tuo cuore nel mio.
Cresco in te,
come un eroe nascosto,
e ne nasco,
come sole e neve.
Sangue ed acqua, in realtà
dalla porta santa
quel giorno
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