venerdì 8 novembre 2013

se sparissero le nuvole

E se scomparissero le nuvole? 

 Alleate silenziose, ma costanti; 

fastidiose, a volte. 

           Dovremmo capire
            quanto ci curano, 

quanto proteggono

 dal bruciore 

e dalla cattiveria del sole. 

Se un giorno svanissero, 
          se la battaglia fosse solo fra noi e l'Astro. 

Scopriremmo quanto la luce scotta. 

Capiremmo che siamo fatti d'ombra, 

           e che non possiamo dunque
illuminarci appieno. 

Comprenderemmo 
le nostre chiaroscure parole;

          (  Che mai siano inflessibili, allora
           e mai dure, già oggi )

Anche i più coraggiosi 
                  soffrirebbero, 

e maledirebbero il loro finto ardire. 

Le nuvole rimangano 
        quindi
       ancora un po' fra noi, 

perché possiamo vivere 
           nell'ombra tenera

           che cela noi 
                       a noi. 

In attesa del momento ultimo, 

senza più nubi.

Quando il fuoco 

                          sarà gioia.

martedì 22 ottobre 2013

Ave Miriam

Salve Miriam,
piena di senso,
 
        luce con te d'acque in piena,
 
splendida fra le belle,
 
          e gioioso il seno tuo,
          il tuo ventre,                                
                                    i doni suoi,
 
          le tue gambe,
                   la dolcezza fra esse.
 
Godi Miriam,
 
e tienici
      nei tuoi odori più intimi
 
noi desiderosi
 
                      ora e sempre
 
                  e nei piaceri dei piaceri 

                    Amen

giovedì 17 ottobre 2013

la catena

Una catena scivola dal motorino, 
 
la vedo strisciare
 
                         come un cadavere non conosciuto.
 
Piccola paura dell'asfalto,
pensieri ingombranti,    
                            
catena
prigione
battello
morte
tortura.
 
                        Ma forse anche leggeri
 
                        cade la catena
 
                piede libero
 
                                giochi accennati
 
                risate rumorose 
 
                                        bondage ironico.
 
Si fa silenzio
              e non aiuto a tirarla su
 
Eppure anche così
 
un Dio
ormai colmo di stanchezza
 
riesce a strapparci
                            
                             un sorriso di timori, 
                      
                             e un ghigno dolce
                             di speranze

domenica 13 ottobre 2013

preghiera, forse di madre

Come se si riempisse,
d'improvviso
 
     forse di niente,  
          ma non del nulla.
 
Come se la gioia
           si facesse muta,
 
ma solo per spostare la porta,
         aprirla senza sbatterla:
 
e tu rimani in attesa,
         capendo che il soffio leggero
 
si fa carne tua,
 
si prende spazio,                                
             ti dona spazio.
 
Quello che era caldo e battente,
           ora riposa in te
 
e germoglia.
 
L'impronta tua
               questa argilla chiede.
 
Il Dio                                
          che a parti rovesciate
 
mormora:
 
plasmami tu,
fammi di te,
 
               soffia il tuo cuore nel mio.
 
Cresco in te,
come un eroe nascosto,                                
 
e ne nasco,
come sole e neve.
 
Sangue ed acqua, in realtà
 
dalla porta santa
 
                   quel giorno

bandiere

Vedo le bandiere 
sempre più stanche, 

il sonno arrivato dagli dei, 
che esse vorrebbero simboleggiare, 

              come di una sconfitta non detta, 
              ma inevitabile. 

Perché ad ogni stemma 
            corrisponde una catastrofe, 
          piccola o grande. 

Sia sempre scelta la piccola, 
               ma è bene fermare le lacrime. 

Non meritano, non le meritiamo. 

          Il sole nutre le nostre ceneri, 
                 poi le dissolve con sé 
                   in questa luce, 

mentre si fa un poco più freddo. 

Stringersi, abbracciarsi. 

Se anche sarà notte, 

sarà questo nostro bacio 

                         a salvarci

giovedì 3 ottobre 2013

Stanco di essere povero

Sai che sono un po' stanco
             di essere povero?
 
Di dormire su un sasso,
di camminare a piedi nudi,
 
di prendere freddo di inverno...
 
Perché insulti così il denaro?
 
Forse perché ne hai da buttare?
 
Io l'ho sentità la povertà
l'ho anche chiamata Sorella
 
Ma tu?
Lo sai cos'è il tremito che ti spezza le ossa?
 
Lo stomaco che brucia e calcia
perché incinta del nulla,
 
         del niente che hai mangiato

E i denti che si rovinano nel vuoto
 
Io la scelsi,
 
Io potrei cantarla.
                   Ma ora no.
 
Quando vedo un bambino che non può studiare
 
Quando so di una donna che non può fuggire dalle botte
 
Dillo a lei che il denaro è sterco
 Dillo a  loro: "rinuncia"
 
Io, che sono il Poverello, non riesco.
 
Non sputo così sulla sofferenza.
 
Non ripetere il Vangelo
        come un poeta di corte

     per rubare il sorriso
 
Lo vivi?
    Altrimenti stai zitto
 
Perché la tua bestemmia
  - la nostra bestemmia -
 
              non sarà dimenticata



per la festa di Francesco, 4 ottobre 2013

mercoledì 25 settembre 2013

Ora So Chi Sei

Mi chiedo se questa attesa del nulla, 
non sia il trucco un po' strano, 

e anche banale, 
            di quel giochellone sadico che chiamiamo Dio. 

Se non sia tutto sommato quasi ridicolo 
prestarsi al suo disegno, 

mentre cose più urgenti chiedono attenzione. 

Poi a fianco a noi, 

altri occhi, 
altre labbra, 

un seno delicato e palpitante, 
una schiena indimenticabile. 

Attendono con noi. 

E l'inutile diventa necessario, 
         aria preziosa, 

ossigeno che gocciola nei nostri cuori. 

O Dio, 
       di che stavamo parlando, 

          quando ancora tu esistevi? 

Ora so chi Sei, 
anche se non sei più

mercoledì 4 settembre 2013

perché digiuni?

Perché digiuni?
 
Cosa vuoi dimostrare
        a Me
 
che sono l'Altissimo?
 
Ti ho già detto da tempo:
  sacrifici e digiuni mi nauseano,
 
i vostri balli davanti all'altare
           mi lasciano perplesso,
 
le vostre virtuose preghiere
        son rumore e noia.
 
Cosa vuoi dirMi?
 
Chi vuoi aiutare
   con questa dieta?
 
Lo Sai,
 ma te lo ripeterò ancora:
 
Sono il Dio del Presidente
       e del Dittatore
 
Sono comunque Io
 
    che ti piaccia o no
 
Alzo il sole anche sopra gli ingiusti.
 
Che ne sai tu perché
 
      tanto sangue scorre?
 
   Invano, dici tu
 
  invano..
 
Che ne sai
 
       che il bimbo in lacrime
    non abbia un senso?
 
Smettila di far godere
  la tua coscienza
 
       di contriti pensieri
 
Più di tutte le vostre preghiere
         poterono denaro e forza
 
Più della vostra pace
 
   seminò meglio il Mio bastone
 
Già le sottane di curia 
            nascosero il Mio membro
 
ora vogliono
       far finta
                       che non ci sia spada.
 
Fosse per quelle sottane,
 
             sareste in miseria.
 
Perché offendi il povero
 
 con la tua carestia finta
 
      la tua fame di un giorno
 
      che tanto presto si risolve?
 
Il piccolo Satana
 che combatte da soldato
 
forse mi è più vicino
 di quanto tu pensi...
 
Vade retro,
 
uomo pio
         e inutile   

sabato 31 agosto 2013

Sembrava quasi volare (in memoria di C.M.Martini)

Quando ho visto la barca,
  sembrava quasi volare,

 e tu ne eri il piccolo comandante 
       solitario,  
                     e allegro;

      così non ti ricordavo.
     
     Austero, forse; sereno anche,

Ma così ridente.

Come l'ultima volta
   che in sogno ci incontrammo.

Ora volevo abbracciarti ancora,

 ma tu avvicinando lo scafo
 e buttando le tue amate bibbie 

             sul fondo,
         quelle che non bruciarono al duro calle

         mi facesti capire: "fermati!"

"Devo parlarti. Ci manchi"

Ma tu, buttando la papalina rossa in acqua,
 ultimo segno di ciò che fu 

                tua veste, costume, e storia

"Dimenticami, dimenticatemi;

   come quel Cristo, che forse anche tu sai,
  disse ai suoi

<Lasciatemi andare,
        altrimenti non verrà mai lo Spirito>

Lasciatemi andare. Tu, voi..."

"Ma c'è ancora bisogno di te"

La risata fu grande.

 Io mentivo e tu lo sapevi

"Quel Gesù, che forse anche tu sai, 
         ha detto

       <I morti sepelliscano i morti>

E io son morto, lo sai?"

Ridemmo in due a quel punto,
 tanto assurdo sembrava parlare.

Così lontani, così prossimi.

Salutandomi con la mano,
 rigirasti la nave

"E pensare che mi piaceva più la montagna..."

L'ultima cosa che mi dicesti,
       mentre sfidavi le onde,

  e la barca, leggera 
                  singola 
                 dolcissima

             carezzava il cielo
     
               sembrava quasi 

                                   volare

lunedì 19 agosto 2013

Mare

E' come se scrivessi nello Spirito, 
tracce di vissuta conoscenza, 

improvvise perdite, 
guadagni nuovi e inaspettati. 

Giocare nelle onde dei sensi 
          non libera dai percorsi 
        che un po' avevi già segnato 
                                nei primi tempi, 

ma è più forte la mano, 
più profonda la bracciata, 
il corpo si muove meglio. 

E il sentiero d'acqua allora prende altra forma, 
                             altri nomi, 
                      e forse - forse! - 

                      non è più il medesimo. 

Ecco si apre un'onda nuova, 
e gioisce la pelle dell'abbraccio 
                      dolce e inaspettato. 

Poi - però - arriva il tempo della terra. 

E l'onda ti abbandona così, 
        come t'aveva preso in grembo.

Sia luce anche qui, 
    dove l'oceano non tocca.


Senigallia, 16 agosto 2013